Piccola storia della sanità frontalieri.
STIAMO ATTENTI A NON
BUTTARE IL BAMBINO CON L’ACQUA
Una
volta: agli inizi del fenomeno del frontalierato, PRIMI ANNI DEL DOPOGUERRA
(anni ’50-‘60), i lavoratori italiani che andavano in Svizzera (Ticino),
giornalmente, a lavorarci (frontalieri), dovevano PAGARSI ogni prestazione
sanitaria ad esclusione del MEDICO CONDOTTO (da noi il famoso dott. Vignati)
per il quale pagavano una cifra annua (contenuta). Il resto: medicine, esami,
specialisti, ospedale erano a pagamento (come dei privati). Lo stesso VUOTO
valeva per i loro familiari e i familiari rimasti in Italia
(obbligatoriamente) dei nostri lavoratori stagionali in Svizzera.
In
Italia, i lavoratori italiani che lavoravano in Italia erano coperti dalla
MUTUA (INAM, ecc), finanziata con un contributo sul salario.
Verificata
l’ingiustizia, auspice le ACLI delle provincie di Varese e Como, i parlamentari
del territorio, i Sindacati Svizzeri (OCST in primis e la FLEL), all’inizio
degli anni ‘60 venne istituita la mutua per i frontalieri (INAM-Frontalieri), che
dopo varie vicissitudini (di determinazione dell’importo delle quote a carico
del lavoratore), con Legge del 1968 e poi con la Legge 302/1969 venne finanziata
con un fondo di 4,5 miliardi di Lire annui dallo Stato Italiano e co-finanziata
da un contributo in cifra fissa: Franchi Svizzeri 7,75 al mese a carico
del singolo lavoratore frontaliero, e Franchi 9,50 al mese per tutti i
familiari a carico, sia per i familiari del lavoratore frontaliero, sia per i
familiari del lavoratore stagionale italiano in Svizzera. Tale normativa venne
introdotta dopo un periodo in cui al quota per i familiari era crescente in
base al numero delle persone a carico !!. ; il cambio Lira/Franco all’epoca era
di circa 143/147 Lire per 1 Franco. Contributo
raccolto/riscosso da 2 sindacati svizzeri, in virtù di specifiche Convenzioni
con l’INAM e che OCST e FLEL riversavano all’INAM in Italia (previa piccola
ritenuta per le loro spese di riscossione). Essi, ad esempio, introitavano, nel
1969, circa l’equivalente di 1.100 Lire ogni quota e riversavano all’INAM
Frontalieri 1.000 Lire: la differenza doveva coprire i costi di riscossione.
Inizialmente
i Sindacati Svizzeri non riuscirono a coprire i costi di riscossione: si
dotarono anche di un calcolatore cosiddetto “elettronico” (a schede perforate
!!!!) con significativi investimenti iniziali e costi per mandarlo a regime.
Con l’evoluzione del cambio Lira/Franco Svizzero, i Sindacati Svizzeri
continuarono a riversare all’INAM Lire 1.000, mentre il controvalore in Lire
degli immutati Franchi 7,75 aumentava notevolmente (fino a 500-600 Lire per 1
Franco, ovvero FrS 7,75 x 500 Lire = 3.875 Lire/mese). In tal modo realizzarono
cospicue plusvalenze (stimate circa dai 12 ai 18 miliardi delle vecchie Lire).
Ciò emerse a seguito di una apposita interpellanza parlamentare presentata dal
parlamentare comasco Marte Ferrari. A seguito, le 2 Convenzioni vennero
disdettate da INAM.
Era
la fine degli anni ’70 (la Riforma Sanitaria italiana fu del 1978). Nel 1980
furono soppresse le MUTUE. I contributi dovute alle mutue vennero introitati
dall’INPS. Per i frontalieri e familiari, dopo un breve periodo di rinnovo
delle Convenzioni con i Sindacati Svizzeri, a seguito delle “pressioni sociali”
(Nota 1) nate tra i frontalieri
(anche delle ACLI) venne introdotto il versamento diretto all’INPS (in Lire).
Tale contributo nel 1980 venne stabilito in 12.500 Lire mensili (importo unico,
comprensivo anche di eventuali familiari a carico), indicizzato all’inflazione.
Poi
si passò, gradualmente dal sistema delle mutue/contributi a un sistema
universalistico finanziato dalla fiscalità generale (le tasse): i cittadini
italiani, residenti in Italia, maturano il diritto alle cure sanitarie qualora
siano cittadini italiani e residenti in Italia. Considerato che i frontalieri
italiani in Svizzera non versavano imposte allo Stato Italiano sul proprio
reddito da lavoro dipendente conseguito in Svizzera (il famoso “ristorno”
andava ai Comuni), il “concorso” dei frontalieri a finanziare il SSN “sfumò”
completamente a seguito dell’entrata in vigore degli accordi Bilaterali
Svizzera/Unione Europea (anno 2002).
Ci
fu un tentativo dello Stato (era Presidente della regione, Maroni) di
introdurre un contributo a carico dei frontalieri per la sanità (cifra fissa
identica a quella pagata dagli stranieri residenti in Italia). Tentativo
rintuzzato dalla levata di scudi di Partiti, Parlamentari del territorio,
sindacati, ecc..
Ora, 2024, con la Legge n
213 del 2023, commi 237 2 238,
ci risiamo ad affrontare una materia controversa.
Con
questa Legge, l’onere ventilato dallo Stato Italiano, rozzamente, (contributo
dal 3 al 6% del reddito da lavoro frontaliero), ammonterebbe da un minimo di
900 a un massimo di 1.800 euro/anno per un salario, basso, di 30.000 euro, (per
tutto il nucleo familiare ?????); nel caso di un salario di 50.000 euro annui,
sarebbe da 1.500 a 3.000 euro/anno.
Ora,
per descrivere lo scenario completo, in base agli accordi bilaterali
Svizzera-UE, i frontalieri potrebbero scegliere/decidere di pagare la Cassa
Malati in Svizzera: circa 4.000 Euro annuo per ogni persona, anche (in più) per
ognuno dei familiari a carico e necessità di farsi curare in Svizzera (salvo le
emergenze).
Qualche nota: secondo
i nostri principi costituzionali andava almeno pensata una progressività delle
aliquote: forse è chiedere troppo agli attuali governanti !!! Inoltre, la
facoltà di determinare l’aliquota da parte di ogni Regione, sarebbe un bel
frutto perverso del tanto declamato “federalismo fiscale” !!!
In pratica, si chiederebbe
ai “vecchi” frontalieri di versare un contributo, come detto dal 3 al 6%, a
fronte di un aumento salariale reale negli ultimi 2 anni, frutto dell’evoluzione
del tasso di cambio Euro/CHF del 14,00% circa
(apprezzamento del Franco Svizzero sul quale ha regnato un bel silenzio
generale, vedi Nota 2). In pratica,
i frontalieri in Svizzera (Italiani, Francesi, Tedeschi, Austriaci) sono
l’unica categoria di lavoratori che hanno avuto un aumento nominale del salario
e retto all’inflazione (insieme, forse, ai bancari italiani) !!!
A rigor di legge e di
fatto, i cosiddetti “vecchi frontalieri” non pagano IRPEF (imposte dirette) in
Italia sul loro reddito da lavoro frontaliero. Il ristorno va ai Comuni mentre il
Fondo sanitario nazionale italiano viene finanziato dal gettito fiscale (nota 3): IRAP, addiz regionale IRPEF, compartecipazione
a IVA, fondi statali, tickets. I nuovi frontalieri (post 18 luglio 2023)
pagheranno l’IRPEF in Italia per il loro reddito da lavoro frontaliero
(ancorchè con deduzioni e a conguaglio scaleranno le imposte alla fonte pagate
in Svizzera). Nota: i frontalieri “fuori fascia dai 20 Km dal confine” pagano,
da sempre, l’IRPEF a conguaglio in Italia.
E’ una evidente
diseguaglianza, un ginepraio.
In merito alla materia
“sanità” si può rimpiangere il
pre-accordo fra Italia e Svizzera per modificare il trattamento fiscale dei
frontalieri, negoziato dal plenipotenziario italiano Vieri-Ceriani negli anni
2011/2012. In concreto, introducendo la tassazione IRPEF del reddito da lavoro
per tutti i frontalieri in modo graduale e progressivo (10/12 anni) avrebbe
concretizzato il principio che i frontalieri concorrevano all’IRPEF e non sarebbe nata la tentazione di far loro
pagare qualcosa per la sanità. Altra considerazione è la parte del
pre-accordo “Vieri-Ceriani” per i ristorni ai Comuni e all’economia di confine.
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Segue, note
Nota 1: raccolta firme, opposizione al
pagamento ai Sindacati Svizzeri con auto-versamento su conto para-INPS, pullman
a Roma a manifestare all’INPS, visita a Pertini Presidente, ecc.
Nota 2: Ultimi 2 anni, CHF si è rivalutato del
14,% circa rispetto all’EURO.
Nota 3: Il
funzionamento del SSN, il Servizio Sanitario Nazionale
COSA: il complesso di risorse economiche
con le quali si deve assicurare la copertura delle spese per il funzionamento
del Servizio Sanitario Nazionale.
COME: E’ composto:
- da una
quota parte derivante dall’IRAP (Imposta Regionale sulle Attività
Produttive, a carico delle attività imprenditoriali e pubbliche in Italia)
e da una quota aggiuntiva dall’Addizionale Regionale dell’IRPEF;
- da un
finanziamento a diretto carico dello Stato.
- tickets
e intramoenia.
Viene distribuito mediante assegnazione a ciascuna
Regione in base alla popolazione residente e con criteri tecnici piuttosto
complessi, attraverso i quali si determinano i diversi costi per fascia di età
e per particolari patologie.
Nota finale (provvisoria): ci attendono capriole spettacolari da
parte dei decisori politici. Speriamo che, di fatto, non si introduca qualche
norma attuativa pasticciata come un ulteriore tassello verso una sanità
“assicurativa privata”, minando una sanità universalistica (tutti hanno diritto
a cure mediche adeguate e ognuno concorre al finanziamento in base alle proprie
capacità reddituali).
Ovvero STIAMO ATTENTI A
NON BUTTARE IL BAMBINO CON L’ACQUA
01/2024
R.L.