Qualche tempo fa e' uscito nella Rivista di Lugano un articoletto a proposito degli oltraggi al paesaggio del nostro lago, gia' perpetrati o in gestazione, che sono direttamente attribuibili alla "architettura creativa". L'ovvio riferimento era al mostro di Campione, e a quel che si sentiva trapelare a proposito della "Romantica". Anche noi, nel nostro piccolo, abbiamo l'onore di servire da "corpus vile" per le esercitazioni fuori porta di questa... poca arte, e molto mestiere, .... secondo la quale il mondo esterno esiste solo per essere ridisegnato. Adesso e' uscito da Boringhieri un libretto di F. La Cecla, il cui titolo e' quello di questo post; gli interessati possono vedere il link a lato. Qui riportiamo una recensione.
Mai come adesso l’architettura è di moda. Nelle riviste, nei quotidiani, in televisione le opere delle superstar dell’architettura sono oggetto della curiosità di lettori che prima erano completamente digiuni in materia. Eppure mai come adesso l’architettura è lontana dall’interesse pubblico, incide poco e male sul miglioramento della vita della gente. A volte ne peggiora le condizioni dell’abitare. Questo accade perché l’architettura è diventata un gioco autoreferenziale, tutta incentrata sulla «firma», sulla genialità del singolo architetto, genialità che è quotata nella borsa della moda al pari di un qualunque brand. L’architettura ha molta più influenza nel bene e nel male sulle condizioni dell’abitare in una città. Gli architetti però si rifugiano in una artisticità che li esclude da qualunque responsabilità. Purtroppo ad essi spesso viene affidata la trasformazione di interi pezzi di città, trasformazioni che spesso compiono con incompetenza, superficialità e convinti che si tratti di un gioco formale. Le città funzionano diversamente; sono il territorio profondo su cui agisce l’inconscio collettivo, sono il luogo delle appartenenze e dei conflitti. Questo libro invita ad abbandonare le archistar al loro egoismo e ad accettare che l’architettura ha esaurito la sua funzione. Oggi c’e bisogno di altro, soprattutto nella situazione di emergenza in cui le città e l’ambiente rischiano di diventare sempre più inabitabili.
Insomma, non se ne puo' proprio piu'. Non tanto degli architetti, quanto di tutti quegli amministratori, che gratificano gli architetti di un potere mai visto di aggredire e trasformare l'esistente. Pare che siano affascinati dal glamour che circonda la nobile attivita' ... chissa' mai che non ne resti un po' appiccicato anche a loro. E poi, male che vada, alle critiche potranno sempre rispondere "mah, lo sapete come sono gli architetti...". Percio' imparano in fretta il gergo minimo che serve a friggere l'aria in maniera architettonica, e vai con le declamazioni. E se poi fra i cittadini , che li hanno eletti, qualcuno trova che l'elegante creazione sembra piuttosto una dolorosa deiezione di sassi e di cemento, allora l'insolente viene severamente redarguito . Come si permette, lo zotico, di criticare? E' forse un architetto ? che presunzione!
Presuntuosi? noi? solo perche' rifiutiamo la parte del selvaggio Venerdi' di fronte all' Uomo Bianco? Di farci appendere una sveglia al collo, a noi non ci va proprio. Sara' che siamo rusticani, ma, firmata o no, la sveglia al collo la troviamo imbarazzante.
Mai come adesso l’architettura è di moda. Nelle riviste, nei quotidiani, in televisione le opere delle superstar dell’architettura sono oggetto della curiosità di lettori che prima erano completamente digiuni in materia. Eppure mai come adesso l’architettura è lontana dall’interesse pubblico, incide poco e male sul miglioramento della vita della gente. A volte ne peggiora le condizioni dell’abitare. Questo accade perché l’architettura è diventata un gioco autoreferenziale, tutta incentrata sulla «firma», sulla genialità del singolo architetto, genialità che è quotata nella borsa della moda al pari di un qualunque brand. L’architettura ha molta più influenza nel bene e nel male sulle condizioni dell’abitare in una città. Gli architetti però si rifugiano in una artisticità che li esclude da qualunque responsabilità. Purtroppo ad essi spesso viene affidata la trasformazione di interi pezzi di città, trasformazioni che spesso compiono con incompetenza, superficialità e convinti che si tratti di un gioco formale. Le città funzionano diversamente; sono il territorio profondo su cui agisce l’inconscio collettivo, sono il luogo delle appartenenze e dei conflitti. Questo libro invita ad abbandonare le archistar al loro egoismo e ad accettare che l’architettura ha esaurito la sua funzione. Oggi c’e bisogno di altro, soprattutto nella situazione di emergenza in cui le città e l’ambiente rischiano di diventare sempre più inabitabili.
Insomma, non se ne puo' proprio piu'. Non tanto degli architetti, quanto di tutti quegli amministratori, che gratificano gli architetti di un potere mai visto di aggredire e trasformare l'esistente. Pare che siano affascinati dal glamour che circonda la nobile attivita' ... chissa' mai che non ne resti un po' appiccicato anche a loro. E poi, male che vada, alle critiche potranno sempre rispondere "mah, lo sapete come sono gli architetti...". Percio' imparano in fretta il gergo minimo che serve a friggere l'aria in maniera architettonica, e vai con le declamazioni. E se poi fra i cittadini , che li hanno eletti, qualcuno trova che l'elegante creazione sembra piuttosto una dolorosa deiezione di sassi e di cemento, allora l'insolente viene severamente redarguito . Come si permette, lo zotico, di criticare? E' forse un architetto ? che presunzione!
Presuntuosi? noi? solo perche' rifiutiamo la parte del selvaggio Venerdi' di fronte all' Uomo Bianco? Di farci appendere una sveglia al collo, a noi non ci va proprio. Sara' che siamo rusticani, ma, firmata o no, la sveglia al collo la troviamo imbarazzante.