giovedì 25 gennaio 2024

Memoria e ipocrisia

Che senso ha, specialmente quest'anno, celebrare o compartecipare alla giornata della memoria in ricordo delle vittime dell'olocausto? Che valore ha il motto"che non accada mai piu'!?

Dalla fine della seconda guerra mondiale, in Europa, e' accaduto ancora: nella ex-Jugoslavia si e' assistito a pulizie etniche che solo il tardivo intervento di Usa e Europa ha fermato.

E adesso le vittime di un tempo sono diventate carnefici: stanno massacrando civili inermi, distruggono case e documenti di identita' e di possesso immobiliare. Fino a quando le persone perbene di Israele non destituiranno il dittatore Nethanyau, il massacro non si fermera' soprattutto perche' per il primo ministro israeliano, la sua destituzione equivarrebbe alla sua incriminazione.

Che grande ipocrisia del mondo occidentale che non riesce a imporre due popoli in due stati. Il massimo che riescono a fare e' esprimere "preoccupazione" di fronte al massacro dei civili. Nessuna contromisura o sanzione seria per impedirlo.

Che senso ha celebrare la "giornata della memoria" quest'anno ? No, grazie

sabato 6 gennaio 2024

SANITA' FRONTALIERI

 

Piccola storia della sanità frontalieri.

 

STIAMO ATTENTI A NON BUTTARE IL BAMBINO CON L’ACQUA

Una volta: agli inizi del fenomeno del frontalierato, PRIMI ANNI DEL DOPOGUERRA (anni ’50-‘60), i lavoratori italiani che andavano in Svizzera (Ticino), giornalmente, a lavorarci (frontalieri), dovevano PAGARSI ogni prestazione sanitaria ad esclusione del MEDICO CONDOTTO (da noi il famoso dott. Vignati) per il quale pagavano una cifra annua (contenuta). Il resto: medicine, esami, specialisti, ospedale erano a pagamento (come dei privati). Lo stesso VUOTO valeva per i loro familiari e i  familiari rimasti in Italia (obbligatoriamente) dei nostri lavoratori stagionali in Svizzera.

In Italia, i lavoratori italiani che lavoravano in Italia erano coperti dalla MUTUA (INAM, ecc), finanziata con un contributo sul salario.

Verificata l’ingiustizia, auspice le ACLI delle provincie di Varese e Como, i parlamentari del territorio, i Sindacati Svizzeri (OCST in primis e la FLEL), all’inizio degli anni ‘60 venne istituita la mutua per i frontalieri (INAM-Frontalieri), che dopo varie vicissitudini (di determinazione dell’importo delle quote a carico del lavoratore), con Legge del 1968 e poi con la Legge 302/1969 venne finanziata con un fondo di 4,5 miliardi di Lire annui dallo Stato Italiano e co-finanziata da un contributo in cifra fissa: Franchi Svizzeri 7,75 al mese a carico del singolo lavoratore frontaliero, e Franchi 9,50 al mese per tutti i familiari a carico, sia per i familiari del lavoratore frontaliero, sia per i familiari del lavoratore stagionale italiano in Svizzera. Tale normativa venne introdotta dopo un periodo in cui al quota per i familiari era crescente in base al numero delle persone a carico !!. ; il cambio Lira/Franco all’epoca era di  circa 143/147 Lire per 1 Franco. Contributo raccolto/riscosso da 2 sindacati svizzeri, in virtù di specifiche Convenzioni con l’INAM e che OCST e FLEL riversavano all’INAM in Italia (previa piccola ritenuta per le loro spese di riscossione). Essi, ad esempio, introitavano, nel 1969, circa l’equivalente di 1.100 Lire ogni quota e riversavano all’INAM Frontalieri 1.000 Lire: la differenza doveva coprire i costi di riscossione.

Inizialmente i Sindacati Svizzeri non riuscirono a coprire i costi di riscossione: si dotarono anche di un calcolatore cosiddetto “elettronico” (a schede perforate !!!!) con significativi investimenti iniziali e costi per mandarlo a regime. Con l’evoluzione del cambio Lira/Franco Svizzero, i Sindacati Svizzeri continuarono a riversare all’INAM Lire 1.000, mentre il controvalore in Lire degli immutati Franchi 7,75 aumentava notevolmente (fino a 500-600 Lire per 1 Franco, ovvero FrS 7,75 x 500 Lire = 3.875 Lire/mese). In tal modo realizzarono cospicue plusvalenze (stimate circa dai 12 ai 18 miliardi delle vecchie Lire). Ciò emerse a seguito di una apposita interpellanza parlamentare presentata dal parlamentare comasco Marte Ferrari. A seguito, le 2 Convenzioni vennero disdettate da INAM.

Era la fine degli anni ’70 (la Riforma Sanitaria italiana fu del 1978). Nel 1980 furono soppresse le MUTUE. I contributi dovute alle mutue vennero introitati dall’INPS. Per i frontalieri e familiari, dopo un breve periodo di rinnovo delle Convenzioni con i Sindacati Svizzeri, a seguito delle “pressioni sociali” (Nota 1) nate tra i frontalieri (anche delle ACLI) venne introdotto il versamento diretto all’INPS (in Lire). Tale contributo nel 1980 venne stabilito in 12.500 Lire mensili (importo unico, comprensivo anche di eventuali familiari a carico), indicizzato all’inflazione.

Poi si passò, gradualmente dal sistema delle mutue/contributi a un sistema universalistico finanziato dalla fiscalità generale (le tasse): i cittadini italiani, residenti in Italia, maturano il diritto alle cure sanitarie qualora siano cittadini italiani e residenti in Italia. Considerato che i frontalieri italiani in Svizzera non versavano imposte allo Stato Italiano sul proprio reddito da lavoro dipendente conseguito in Svizzera (il famoso “ristorno” andava ai Comuni), il “concorso” dei frontalieri a finanziare il SSN “sfumò” completamente a seguito dell’entrata in vigore degli accordi Bilaterali Svizzera/Unione Europea (anno 2002).

Ci fu un tentativo dello Stato (era Presidente della regione, Maroni) di introdurre un contributo a carico dei frontalieri per la sanità (cifra fissa identica a quella pagata dagli stranieri residenti in Italia). Tentativo rintuzzato dalla levata di scudi di Partiti, Parlamentari del territorio, sindacati, ecc..

 

Ora, 2024, con la Legge n 213 del 2023, commi 237 2 238, ci risiamo ad affrontare una materia controversa.

Con questa Legge, l’onere ventilato dallo Stato Italiano, rozzamente, (contributo dal 3 al 6% del reddito da lavoro frontaliero), ammonterebbe da un minimo di 900 a un massimo di 1.800 euro/anno per un salario, basso, di 30.000 euro, (per tutto il nucleo familiare ?????); nel caso di un salario di 50.000 euro annui, sarebbe da 1.500 a 3.000 euro/anno.

Ora, per descrivere lo scenario completo, in base agli accordi bilaterali Svizzera-UE, i frontalieri potrebbero scegliere/decidere di pagare la Cassa Malati in Svizzera: circa 4.000 Euro annuo per ogni persona, anche (in più) per ognuno dei familiari a carico e necessità di farsi curare in Svizzera (salvo le emergenze).

 

Qualche nota: secondo i nostri principi costituzionali andava almeno pensata una progressività delle aliquote: forse è chiedere troppo agli attuali governanti !!! Inoltre, la facoltà di determinare l’aliquota da parte di ogni Regione, sarebbe un bel frutto perverso del tanto declamato “federalismo fiscale” !!!

In pratica, si chiederebbe ai “vecchi” frontalieri di versare un contributo, come detto dal 3 al 6%, a fronte di un aumento salariale reale negli ultimi 2 anni, frutto dell’evoluzione del tasso di cambio Euro/CHF del 14,00% circa  (apprezzamento del Franco Svizzero sul quale ha regnato un bel silenzio generale, vedi Nota 2). In pratica, i frontalieri in Svizzera (Italiani, Francesi, Tedeschi, Austriaci) sono l’unica categoria di lavoratori che hanno avuto un aumento nominale del salario e retto all’inflazione (insieme, forse, ai bancari italiani) !!!

A rigor di legge e di fatto, i cosiddetti “vecchi frontalieri” non pagano IRPEF (imposte dirette) in Italia sul loro reddito da lavoro frontaliero. Il ristorno va ai Comuni mentre il Fondo sanitario nazionale italiano viene finanziato dal gettito fiscale (nota 3): IRAP, addiz regionale IRPEF, compartecipazione a IVA, fondi statali, tickets. I nuovi frontalieri (post 18 luglio 2023) pagheranno l’IRPEF in Italia per il loro reddito da lavoro frontaliero (ancorchè con deduzioni e a conguaglio scaleranno le imposte alla fonte pagate in Svizzera). Nota: i frontalieri “fuori fascia dai 20 Km dal confine” pagano, da sempre, l’IRPEF a conguaglio in Italia.

E’ una evidente diseguaglianza, un ginepraio.

In merito alla materia “sanità” si può rimpiangere  il pre-accordo fra Italia e Svizzera per modificare il trattamento fiscale dei frontalieri, negoziato dal plenipotenziario italiano Vieri-Ceriani negli anni 2011/2012. In concreto, introducendo la tassazione IRPEF del reddito da lavoro per tutti i frontalieri in modo graduale e progressivo (10/12 anni) avrebbe concretizzato il principio che i frontalieri concorrevano all’IRPEF e non sarebbe nata la tentazione di far loro pagare qualcosa per la sanità. Altra considerazione è la parte del pre-accordo “Vieri-Ceriani” per i ristorni ai Comuni e all’economia di confine.

 

 

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Segue, note

 

Nota 1: raccolta firme, opposizione al pagamento ai Sindacati Svizzeri con auto-versamento su conto para-INPS, pullman a Roma a manifestare all’INPS, visita a Pertini Presidente, ecc.

 

Nota 2: Ultimi 2 anni, CHF si è rivalutato del 14,% circa rispetto all’EURO.

 

Nota 3: Il funzionamento del SSN, il Servizio Sanitario Nazionale

COSA: il complesso di risorse economiche con le quali si deve assicurare la copertura delle spese per il funzionamento del Servizio Sanitario Nazionale.

COME: E’ composto:

  1. da una quota parte derivante dall’IRAP (Imposta Regionale sulle Attività Produttive, a carico delle attività imprenditoriali e pubbliche in Italia) e da una quota aggiuntiva dall’Addizionale Regionale dell’IRPEF;
  2. da un finanziamento a diretto carico dello Stato.
  3. tickets e intramoenia.

Viene distribuito mediante assegnazione a ciascuna Regione in base alla popolazione residente e con criteri tecnici piuttosto complessi, attraverso i quali si determinano i diversi costi per fascia di età e per particolari patologie.

 

Nota finale (provvisoria): ci attendono capriole spettacolari da parte dei decisori politici. Speriamo che, di fatto, non si introduca qualche norma attuativa pasticciata come un ulteriore tassello verso una sanità “assicurativa privata”, minando una sanità universalistica (tutti hanno diritto a cure mediche adeguate e ognuno concorre al finanziamento in base alle proprie capacità reddituali).

 

Ovvero STIAMO ATTENTI A NON BUTTARE IL BAMBINO CON L’ACQUA

01/2024

R.L.

 

 

lunedì 1 gennaio 2024

Se dovesse scegliere...

Inquinamento atmosferico, disturbo agli ammalati, sofferenza per gli animali, spreco di denaro. Sono risaputi i danni dei fuochi d'artificio. E qualcuno afferma che ci sono sempre stati. Certo, anche la guerra per' non vuol dire che non possiamo mirare a migliorare la nostra vita.

Ma, oltre ai predetti, c'e' un altro aspetto che contagia il nostro vivere sostenibile e civile.

La regione Lombardia ha sospeso e posticipato 7.000 ricoveri per cure e interventi per liberare posti letto a causa dei picchi di ricoveri per influenze e Covid.  Regione gia' notoriamente in difficolta' nel far fronte alle esigenze di salute.

Un medico di pronto soccorso in queste ultime ore, tra un paziente con influenza o Covid in forma grave e un "paziente" con danni per aver giocato col fuoco, dovendo scegliere, chi dovrebbe assistere per primo?