martedì 15 settembre 2009

misfatti alla Chiesa di Ponte

Riceviamo da Lenny5414:


la religione cristiana c'é, se vuoi crederci ok se no niente é una libera scelta, lei non ti fa violenza. Ma le "creature" che hanno insultato Don Giorgio, di notte rovinato l'auto, preso il libro del Vangelo in Chiesa e strappato gettandolo via non solo hanno ferito la persona (tra l'altro sempre disponibile con tutti) ma hanno anche offeso e percosso l'istituzione religiosa. Tutto ciò é inaccettabile e spero che le risposte e le azioni di credenti e non e di istituzioni locali siano eloquenti e decise. Perché se qualche "creatura" non ha la testa o ce l'ha malata bisogna curargliela, subito, prima che sia troppo tardi.

Lenny si riferisce a fatti di cui non siamo a conoscenza, ma che sembrano assai gravi. Forse potrebbe darci maggiori dettagli?

2 commenti:

picchio rosso ha detto...

Detto da un non credente come me è veramente inqualificabile che dei cretini possano fare queste cose,a prescindere dalle ragioni non è accettabile che qualcuno con le sue azioni possa ledere il diritto a professare le sue convinzioni,sia esse politiche che religiose.
In questo caso,secondo me si tratta di poveri esseri alla deriva di valori,frutto di una società che tende sempre di più a svuotare i cervelli,sono più facilmente manipolabili.
Per concludere,esprimo tutta la mia solidarietà.

mile.na.be ha detto...

Stimo personalmente Don Giorgio Quaglia, uno dei (rari) preti non bigotti che fanno riconciliare con la chiesa ( la minuscola non è casuale)anche i non praticanti e gli agnostici che con la Chiesa( anche la maiuscola non è casuale!) hanno più d'una divergenza.
L'azione delle cossiddette "creature" è inqualificabile, il vilipendio di ogni religione essendo quanto di più abietto possa perpetrarsi ai danni della dignità umana.
Il vuoto di valori , laici e umani prima ancora che religiosi, che tale azione sottintende deve fare riflettere le autorità istituzionali peposte all'educazione, ma anche, e soprattutto le famiglie. Le "creature" sono fra noi, figli o nipoti di chi, troppo spesso, ne copre o giustifica le intemperanze, invece di stigmatizzarle. A Don Giorgio la mia totale solidarietà.