lunedì 5 maggio 2008

Ci siamo ancora

ci ha scritto un po' di gente che si chiede che fine abbiamo fatto. Avete ragione: ci siamo un po' distratti. Sono in effetti successe varie cose, al cui cospetto gli starnazzamenti all'ombra del moncaslano suonano assai flebili. Non alludiamo alle elezioni politiche, ma bensi' a vari eventi su scala planetaria, che rendono preoccupante il prossimo futuro ( e speriamo solo il prossimo ). In sostanza, alla "civilta' occidentale" e al suo modello di sviluppo (ormai globale peraltro) cominciano a pervenire raffiche di preavvisi e notifiche di conti da pagare. Crisi finanziarie, esaurimento delle risorse , ogni giorno si accende una nuova spia rossa. Tutto ampiamente previsto, ma sembrava una cosa cosi' remota nel futuro...
L'inossidabile idea, fatta propria dalle maggiori ideologie del secolo passato, che il progresso e' inarrestabile, e quindi la storia evolve inevitabilmente verso il meglio, entra finalmente in crisi. Sempre piu' gente comincia a capire che questa idea non e' una verita' ne' di scienza ne' di fede, ma piuttosto una superstizione - e, come tutte le superstizioni, e' basata sulla ignoranza. Oggi Repubblica (ma non e' il primo giornale a farlo) registra con malcelata inquietudine che certe tesi no-global sono fatte proprie nientepopodimeno che - da chi? dai soliti ambientalisti , il famigerato Pecoraro? o da Celentano? ma pensasse a cantare! o da Dario Fo, quel saltimbanco comunista ? nooo! nientepopodimeno che dal professor Giulio Tremonti! Benvenuto, diciamo noi, era ora che il professore si ricordasse di essere un figlio della Alma Mater Ticinensis, e delle responsabilita' che gliene vengono.
E tuttavia, inconsapevoli delle scure nubi che si addensano all'orizzonte, i soliti noti insistono. Iersera Report ci ha proposto un agghiacciante elenco di cio' che a suon di "accordi di programma", e "programmi integrati", e "aumenti di volume in deroga", si prepara a Roma e a Milano; rendendoci fra l'altro noto, che prestissimo l'Italia sara' rimasta l'unico paese UE (occidentale) a non porre limiti al consumo di territorio.
Viene davvero da piangere. Se cio' puo' accadere in una citta' unica al mondo, che contiene un patrimonio soverchiante di memorie storiche, e una cittadinanza ben consapevole , a chi volete che importi qualcosa dell'insignificante Lavena , e del minuscolo pezzettino di Insubria su cui sorgeva la Filanda ?
E quindi, si va avanti cosi'. Noi ci siamo ancora, e le cose a Lavena continuano al solito modo. I traffici in zona ex-Bagat sembrano essersi avvitati in un inconcludente pasticciamento, con il beneplacito del "livello intermedio di Governo" noto come Comunita' Montana; il quale, dal canto suo, e' impegnato ad assolvere il suo scopo primario, che e' quello di garantire la propria sopravvivenza. Lavena continua ad essere un operoso laboratorio della scuola urbanistica che si ispira al prestigioso "stile di Barbie" ( vedere il vezzoso giardinetto dalle parti della chiesa). Per quanto impressionato, il turista occasionale insiste tuttavia a chiedere ai passanti cosa e' quella roba biancastra che ogni tanto entra nel lago in certi punti. Dalle parti della Filanda tutto tace, ma si puo' star certi che il brain trust e' infaticabilmente all'opera per produrre le maledette autorizzazioni ( "insomma cosa rompono i c.. questi della Sovrintendenza, adesso che i Verdi li abbiamo fottuti? ")

4 commenti:

Anonimo ha detto...

allora le maggiori ideologie sono da ignoranti? a me pare che anche un certo ambientalismo da fine del mondo sia una ideologia!

mile.na.be ha detto...

Gli scenari apocalittici che ci vengono presentati sono inquietanti, scomodi e ansiogeni... meglio nascondere la testa sotto la sabbia?
La questione non è decidere chi è più o meno ignorante, ma riflettere su un assioma molto semplice: le risorse del pianeta Terra( qualunque tipo di risorsa!) sono limitate o infinite? Ognuno di noi, in buona fede, sa quale sia la risposta... perciò non c'è molto da aggiungere.
Le "maggiori ideologie" si basavano su presupposti ( a mio avviso)miopi : che solo il mondo industrializzato avesse diritto alle risorse, che il progresso sarebbe stato illimitato, che la popolazione mondiale sarebbe rimasta la stessa , che i paesi in via di sviluppo avrebbero continuato ad essere tali per sempre ecc ecc... Non di ignoranza si può parlare, ma di visione "occidento-centrica" , se mi si passa l'espressione. Il modello proposto, però, è apparso appetibile anche a tutti gli altri, e forse questo è stato lo sbaglio...tutto per tutti non è sostenibile, tutto per qualcuno soltanto non è accettabile, nè moralmente nè praticamente! Di conseguenza o ci diamo tutti una regolata o non se ne esce.

italo ha detto...

Al principio del 900, non erano affatto idee da ignoranti. Su come funzionano le cose sulla faccia del pianeta (incluso il genere umano, che ne e' un elemento fra tanti ), queste idee erano in accordo con le conoscenze scientifiche allora disponibili. Uno dei cardini di quella visione era una fiducia illimitata nel progresso tecnologico; ma in seguito, sono state scoperte molte cose insospettate; e cosi' quelle idee si sono rivelate molto ingenue, e ora devono essere riviste . Un progresso immenso c'e' stato davvero, nella conoscenza scientifica. Pero' ha portato anche un risultato inaspettato: la consapevolezza dei limiti e dei rischi della tecnologia. Cosi', abbiamo dovuto abbassare parecchio le arie, e ancora non basta; eppure, ahime', ci tocca sentirci ripetere ancora oggi gli slogan dell'epoca di Giulio Verne. Allora ci viene in mente la mosca sapiente che, standosene sulla testa dell'elefante, diceva a quelli che stavano di sotto: avete visto come sono brava a guidare questo affare?

Non c'e' niente di ideologico nel negare che ci si possa sollevare da terra tirandosi per le stringhe delle scarpe. Non e' l'ideologia, ma la matematica, a stabilire che se lo sviluppo, per essere tale, deve misurarsi a un tasso **percentuale** non minore di tot,
allora di sviluppo esponenziale si tratterebbe. E non e' un dato di ideologia, ma bensi' di minima istruzione, che uno sviluppo esponenziale perenne, in un ambiente finito, e' una assurdita' , di qualunque cosa si parli, in qualunque luogo, e in qualunque tempo.

E nemmeno c'entra molto l'ambientalismo, che di questa piu' realistica visione non e' affatto l'artefice, ma bensi' un prodotto. Quando va bene; perche' in certi casi inclina alquanto al disneyano, e altre volte - John ha ragione - si tinge di ideologia.
Catastrofismo? a Cassandra ne dissero, e continuano a dirne, di tutti i colori, ma non ne aveva sbagliata una, e avrebbero fatto meglio a darle retta.

picchio rosso ha detto...

Le ideologie che andavano per la maggiore,sono nate e cresciute in momenti particolari,la rivoluzione industriale è stato l'inizio di percorsi per ogni parte sociale,ognuno aveva saputo creare condizioni per la propria sopravvivenza.Per non dilungarmi su questo,dico,nessuno è stato capace di aprire i propri orizzonti,adeguandosi ai tempi.
Viviamo tempi un pò strani,dove tutto è possibile e niente è possibile.
Su una cosa c'è da essere certi e chiari,la gestione delle risorse non è mai toccata alla classe operaia,il profitto ha avuto sempre la meglio su qualsiasi esigenza delle classi più povere.
Oggi essere dalla parte dell'ambiente,si è etichettati di mille colpe, anche di comunismo,pur di trarre profitto personale dal territorio,patrimonio di tutti.
Tutto ruota intorno al Dio Denaro,per esserci un ricco,necessariamente devono esserci 10 pezzenti e morti di fame che perdono tempo a reclamare i propri diritti.
Pertanto,se non si pone fine a questa disparità,per assurdo, anche la nostra Lavena paga prezzi alti e sbagliati sul territorio.
Impariamo ad armonizzarci meglio col nostro pianeta,perchè Marte è un pò lontano.